Plasticosi. La malattia che colpisce l’apparato digerente degli uccelli marini.

Ambiente Mare Italia - AMI Informa

28 Marzo 2023

Inquinamento

La plasticosi è una patologia legata all’ingestione di plastica che colpisce l’apparato digerente delle berte dai piedicarnicini (Ardenna carneipes), uccelli marini che vivono sull’isola di Lord How, nel Pacifico sud-occidentale, a oltre 600 chilometri dalle coste australiane, come recentemente dimostrato da uno studio pubblicato sul Journal of Hazardous Materials.

Dopo aver analizzato lo stomaco di 30 uccelli di berta dai piedicarnicini, gli studiosi hanno dimostrato che l’ingestione di microplasiche provoca una malattia fibrotica a carico dell’apparato digerente.

L’ingestione di pezzi di plastica ha infatti provocato negli animali infiammazioni, cicatrici e altri danni irreversibili. Secondo gli scienziati “ciò evidenzia le proprietà patologiche uniche della plastica e solleva preoccupazioni per altre specie colpite dall’ingestione di plastica”.

Gli effetti della plastica sugli animali.

Mentre uno studio ha stimato il carico globale di plastica marina tra 15 e 51 trilioni di pezzi, secondo altre ricerche le attuali stime sulla plastica sono ampiamente sottostimate, soprattutto a causa delle limitazioni nel rilevamento e nella raccolta di frammenti più piccoli di micro e nanoplastica, ovvero particelle di dimensioni inferiori a 5 mm.

In particolare si stima che ogni anno tra 5 e 12 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica vengano gettati in mare e che quindi siano già stati accumulati oltre 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani di tutto il mondo.

Dal plancton, alle tartarughe, sino alle balenottere azzurre, si ritiene che la plastica abbia un impatto su oltre 1200 specie marine. L’ingestione di oggetti macroplastici grandi o taglienti può portare a tratti digestivi bloccati, ulcerati o perforati, così come comportamento alimentare alterato o ridotto e fame nei casi più gravi; mentre la microplastica può provocare danni ai tessuti, cambiamenti comportamentali, crescita e fecondità ridotta

Gli effetti della plastica sul clima.

Lo studio avverte come la plastica e il cambiamento climatico siano intrinsecamente collegati, poiché la produzione di plastica attualmente contribuisce al 4,5% delle emissioni globali di gas serra.

Se non si inverte la rotta il prima possibile, la domanda di plastica potrebbe raddoppiare entro il 2050 e le emissioni di plastica potrebbero triplicare entro il 2060

La produzione delle materie plastiche richiede grandi quantitativi di energia, proveniente in gran parte dai combustibili fossili. Nelle fasi di smaltimento e riciclo, circa il 12% dei rifiuti viene incenerito, comportando l’immissione in atmosfera di sostanze pericolose per la salute.

Inoltre circa l’80% della plastica che viene gettata finisce nell’ambiente o in discarica, dove continua a rilasciare metano, un gas serra che ha un tempo di permanenza nell’atmosfera molto inferiore a quello dell’anidride carbonica, ma il suo effetto climalterante è 84 volte più forte rispetto a quello dell’anidride carbonica. Solo nel 2015, le emissioni derivanti dall’intero ciclo di vita del materiale plastico hanno raggiunto 1,78 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente.