Specie aliene invasive. Una minaccia per la biodiversità.
11 Settembre 2023
Biodiversità
Le specie aliene invasive costituiscono a livello globale la seconda causa, dopo la frammentazione degli habitat, di perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici a essa correlati.
Secondo i dati dell’ultimo Rapporto della Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) pubblicato il 4 settembre scorso, le specie aliene invasive hanno un ruolo chiave nel 60% delle estinzioni globali di piante e animali. Inoltre i costi annuali sostenuti per arginare i danni provocati dalle specie aliene invasive superano attualmente i 423 miliardi di dollari e dal 1970 sono quadruplicati ogni decennio.
Oltre 37.000 specie esotiche sono state introdotte da molte attività umane nelle regioni e nei biomi di tutto il mondo. Di queste, più di 3.500 sono specie esotiche invasive dannose che minacciano seriamente la natura, il contributo della natura alle persone e la buona qualità della vita.
I ricercatori precisano, infatti, che non tutte le specie esotiche sono invasive, ma lo diventano quando, dopo essersi insediate e diffuse, provocano effetti negativi sulla natura e spesso anche sull’uomo: circa il 6% delle piante aliene, il 22% degli invertebrati alieni, il 14% dei vertebrati alieni e l’11% dei microbi alieni.
Quasi l’85% degli impatti delle invasioni biologiche sulle specie autoctone sono negativi e l’80% degli impatti documentati delle specie esotiche invasive sul contributo della natura alle persone sono anch’essi negativi, soprattutto a causa dei danni alle riserve alimentari, come l’impatto del granchio costiero europeo (Carcinus maenas) sui fondali commerciali di molluschi nel New England, il danno causato dalla falsa cozza caraibica ( Mytilopsis sallei ) a risorse ittiche di importanza locale in India e i danni provocati dal granchio blu (Callinectes sapidus) lungo le coste del Mar Mediterraneo, in particolare in Adriatico non lontano da lagune ed estuari.