Caccia alle balene: il Giappone inaugura la stagione

Ambiente Mare Italia - AMI Informa

8 Settembre 2022

Biodiversità

Dal 1 settembre fino al mese di marzo sulle coste del Giappone migliaia di persone metteranno in scena “la mattanza di cetacei”. Dopo 30 anni di divieto di caccia a fini commerciali, nel 2019 il Giappone è uscito dalla IWC, organizzazione che regola la caccia, riaprendo così negli ultimi anni il massacro di balene e delfini.

In quei trent’anni i cacciatori giapponesi avevano continuato ad uccidere cetacei ma l’unica giustificazione lasciata loro dalla IWC era quella della ricerca scientifica. Ovviamente il ricorso alla scienza era solo una scusa per sostenere un mercato alimentare che in Giappone per decenni si è incentrato sul consumo e vendita di carne di balena e delfino.

Dal 2019 la caccia a delfini e balene è ricominciata senza più alcun limite! Quest’anno dal 1 settembre fino a marzo 2023 le coste giapponesi saranno un luogo di massacro e simbolo della povertà d’animo umana.

Lo scorso anno per il Grindgrap, la caccia alle balene nelle isole Faer Oer, più di 1500 esemplari avevano perso la vita, scatenando l’ira e lo sdegno di attivisti e Istituzioni. L’intervento di organizzazioni animaliste, ong e dei Governi europei ha fatto si che da quest’anno la pratica non sarà abolita ma il numero di esemplari pescabili sarà massimo di 500.

In Giappone invece il legame con le tradizioni è così stretto da aver spinto il governo ad autorizzare le forze dell’ordine locali ad allontanare manifestanti e giornali dal luogo della caccia. Esperti e attivisti sul luogo dove si tenne la mattanza lo scorso anno, stimano che le vittime siano state all’incirca 1500-2000.

In Giappone inoltre la caccia ai cetacei avviene, non come per il Nord Europa per ragioni alimentari e culturali, ma specialmente per motivi economici. La vicina Cina, dove si stima un consumo di circa 10mila tonnellate di carne di balena, è infatti il principale cliente  cui i giapponesi rivendono i cetacei uccisi durante le stagioni di caccia; negli ultimi anni poi è stato registrato un notevole incremento di richieste di esemplari di delfini destinati ad acquari o per scopo intrattenitivo, alimentando così una diversa branca di questo mercato e incrementando il numero di cetacei catturati o uccisi.

Le specie oggetto di questi massacri purtroppo si stanno avviando all’estinzione, l’Uomo ne è la causa. L’intensificarsi delle rotte commerciali, l’inquinamento causato dai nostri consumi legati a idrocarburi e plastica, e il commercio delle carne di questi animali sta mettendo a rischio le capacità riproduttive e di sopravvivenza di delfini e balene.

La caccia alle balene deve essere fermata, oltre che per ragioni morali e umane, soprattutto per la sfida che tutti siamo chiamati a compiere: tutelare e salvare le ricchezze che la Terra ci ha offerto e che stanno terminando a causa dell’insensatezza umana.