Il futuro della moda è sostenibile? La risposta francese.
11 Luglio 2025

Ultime notizie
La Francia ha recentemente adottato una legge pionieristica per contrastare la fast fashion, che segna un passo significativo verso una moda più etica e sostenibile.
Il fast fashion è un modello di business che, pur offrendo abiti a basso costo e di tendenza, produce una serie di distorsioni significative a livello ambientale, sociale ed economico. L’inquinamento generato è vasto e colpisce diverse aree del Pianeta.
La recente legge approvata dal parlamento francese mira a frenare l’eccessiva produzione e il consumo di capi a basso costo e di scarsa qualità.
Ma cosa prevede concretamente questa legge?
- Maggiori costi per i marchi: verranno imposte sanzioni finanziarie sui marchi di fast fashion, calcolate in base al volume dei capi venduti. L’obiettivo è internalizzare i costi ambientali che finora sono stati ignorati.
- Divieto di pubblicità: una delle misure più incisive è il divieto di fare pubblicità per i prodotti fast fashion. Questo è un tentativo diretto di smorzare l’impulso all’acquisto compulsivo.
- Informazione ai consumatori: i marchi saranno obbligati a informare i consumatori sull’impatto ambientale dei loro prodotti e sull’importanza del riciclo e della riparazione.
Questa legislazione è un esempio lampante di come la politica possa intervenire per mitigare gli effetti negativi di modelli di business insostenibili.
Le distorsioni prodotte dal fast fashion.
Il fast fashion produce distorsioni che vanno ben oltre il semplice prodotto, creando un impatto sistemico che attraversa l’intera catena di valore, dalle materie prime al consumatore e allo smaltimento, con conseguenze devastanti per l’ambiente e le comunità in ogni angolo del globo, ma con una concentrazione particolare nei Paesi in via di sviluppo dove la produzione è più economica e le regolamentazioni ambientali e lavorative meno stringenti.
- Ciclo di vita brevissimo dei capi:
- Consumo compulsivo: Il fast fashion incentiva l’acquisto impulsivo e la mentalità “usa e getta”. I capi sono progettati per durare poco, sia per la scarsa qualità dei materiali, sia per il rapido susseguirsi delle tendenze.
- Accumulo di rifiuti tessili: Questo porta a un’enorme quantità di abiti scartati. Si stima che ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti tessili finiscano in discarica o vengano inceneriti. Solo una minima percentuale viene riciclata o riutilizzata.
- Sfruttamento delle risorse naturali:
- Consumo idrico eccessivo: La produzione di fibre come il cotone richiede quantità immense di acqua. Processi come la tintura e il finissaggio dei tessuti sono estremamente idrovori.
- Uso intensivo del suolo: La coltivazione di fibre naturali per soddisfare la domanda del fast fashion sottrae terreno ad altre colture o causa deforestazione.
- Dipendenza da risorse non rinnovabili: L’ampio utilizzo di fibre sintetiche (poliestere, nylon, acrilico) deriva dal petrolio, una risorsa non rinnovabile, contribuendo all’esaurimento di quest’ultimo.
- Danneggiamento degli ecosistemi e della biodiversità:
- Inquinamento chimico: L’uso di pesticidi nella coltivazione del cotone e di tinture e sostanze chimiche tossiche nei processi di lavorazione inquina suolo e acqua.
- Perdita di biodiversità: L’alterazione degli ecosistemi a causa dell’inquinamento e dell’eccessivo sfruttamento delle risorse minaccia la flora e la fauna locali.
- Costi sociali elevati:
- Sfruttamento del lavoro: Per mantenere i prezzi bassi, le aziende di fast fashion spesso si affidano a manodopera a basso costo, con condizioni di lavoro precarie, orari estenuanti, salari irrisori e scarsa sicurezza, soprattutto in paesi in via di sviluppo (es. Bangladesh, India, Pakistan, Vietnam). Il crollo della fabbrica Rana Plaza in Bangladesh nel 2013 è un tragico esempio di queste condizioni.
- Mancanza di trasparenza: È difficile tracciare l’intera filiera produttiva, rendendo complessa la verifica delle condizioni etiche e ambientali.
- Distorsioni economiche e culturali:
- Pressione sull’economia locale: La produzione di massa a basso costo spesso soppianta i produttori locali e gli artigiani, minando le economie tradizionali.
- Cultura del consumismo: Il fast fashion alimenta una mentalità di acquisto impulsivo e di insoddisfazione costante, dove il valore del capo è effimero e legato alla tendenza, piuttosto che alla qualità o alla durabilità.

Tipi di inquinamento prodotti dal fast fashon.
Il fast fashion produce diverse forme di inquinamento, che impattano a livello locale e globale:
- Inquinamento Idrico:
- Da tinture e sostanze chimiche: Le fabbriche tessili, soprattutto in paesi come Cina, India, Bangladesh, Pakistan, scaricano acque reflue non trattate o insufficientemente trattate direttamente nei fiumi e nei laghi. Queste acque contengono coloranti tossici (ftalati, clorofenoli, metalli pesanti) e altre sostanze chimiche utilizzate nella lavorazione e nel finissaggio dei tessuti. Questo inquina le fonti d’acqua potabile, danneggia la fauna acquatica e rende i terreni circostanti sterili. Fiumi come il Buriganga in Bangladesh sono tristemente noti per la loro contaminazione.
- Da pesticidi: La coltivazione intensiva del cotone, che è una delle fibre più utilizzate, richiede enormi quantità di pesticidi e fertilizzanti. Il dilavamento di queste sostanze chimiche contamina le falde acquifere e i corsi d’acqua, specialmente in regioni come l’India (dove molti agricoltori si ammalano o muoiono per l’esposizione a queste sostanze) e altre aree agricole globali.
- Microplastiche: I tessuti sintetici (poliestere, nylon, acrilico) rilasciano microfibre di plastica ad ogni lavaggio. Queste microplastiche, troppo piccole per essere filtrate dagli impianti di depurazione, finiscono negli oceani e nei corsi d’acqua di tutto il mondo. Sono state trovate nei sedimenti oceanici profondi, nel ghiaccio artico e sono ingerite dalla fauna marina, entrando così nella catena alimentare, compresa quella umana.
- Inquinamento Atmosferico:
- Emissioni di gas serra: L’intera filiera del fast fashion, dalla produzione delle materie prime (es. estrazione del petrolio per le fibre sintetiche) alla produzione dei tessuti, al taglio, cucito, e soprattutto al trasporto globale dei capi (spesso attraverso navi e aerei), genera enormi quantità di CO2 e altri gas serra. Si stima che l’industria della moda sia responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di carbonio, superando quelle dell’aviazione e della navigazione marittima messe insieme. Le principali fonti di emissioni sono le fabbriche concentrate in Asia (Cina, Bangladesh, Vietnam, India).
- Inquinanti atmosferici da incenerimento: Molti capi invenduti o scartati vengono inceneriti, rilasciando nell’aria sostanze tossiche come diossine, ftalati e CO2, contribuendo all’inquinamento atmosferico locale e globale.
- Inquinamento del Suolo:
- Degradazione del suolo: La coltivazione intensiva di cotone con l’uso di fertilizzanti chimici può portare alla degradazione del suolo, all’erosione e alla perdita di fertilità.

Il Vademecum del consumatore consapevole.
La fast fashion, con i suoi ritmi frenetici di produzione e consumo, ha un impatto ambientale e sociale devastante. Tuttavia, come consumatori, abbiamo un potere significativo per contrastarla. Ecco un vademecum su cosa possiamo fare:
- Punta sulla qualità: Investi in capi di buona fattura che durino nel tempo, anche se costano di più. Un capo di qualità superiore, che indosserai per anni, è più sostenibile di dieci capi economici che finiranno presto in discarica.
- Marchi etici e sostenibili: Supporta aziende che dimostrano un impegno concreto per pratiche di produzione etiche, utilizzo di materiali sostenibili (es. cotone biologico, lino, canapa, Tencel, poliestere riciclato) e condizioni di lavoro dignitose. Fai delle ricerche e leggi le etichette.
- Commercio equo e solidale: Cerca certificazioni di commercio equo che garantiscono salari equi e condizioni di lavoro sicure per i lavoratori della filiera.
- Lava in modo sostenibile: Lava i vestiti a basse temperature, meno frequentemente e a pieno carico. Questo non solo risparmia energia ma preserva anche i tessuti. Utilizza sacchetti per il lavaggio di capi sintetici per ridurre il rilascio di microplastiche.
- Ricerca: Informati sulle pratiche delle aziende di fast fashion e sull’impatto della loro produzione. Guarda documentari, leggi articoli e segui account che promuovono la moda sostenibile.
- Parla con gli altri: Condividi le tue conoscenze con amici e familiari, sensibilizzandoli sui problemi legati alla fast fashion e sulle alternative disponibili.
- Donazione: Se i capi sono ancora in buone condizioni, donali a enti di beneficenza o a chi ne ha bisogno.