” Legge sulla deforestazione”: le contraddizioni dei governi europei
1 Luglio 2022
Politiche ambientali
La deforestazione e le emissioni di carbonio in eccesso sono stati gli argomenti che, nelle ultime settimane, i Governi europei hanno dovuto affrontare e su cui hanno mostrato maggiori contraddizioni rispetto agli obiettivi climatici. Le Istituzioni internazionali sono chiamate ad affrontare una sfida globale: la crisi climatica. I buoni propositi dei Governi rimangono però spesso solo promesse o poco più.
Il pacchetto di interventi del “Fit for 55”, ha visto l’approvazione di 5 iniziative su 8. Un buon risultato se non fosse che le previsioni normative più significative sono state rimandate. Tra queste la più importante rappresentata dalla “tassa sul carbonio di frontiera”. Questa misura è volta all’eliminazione e riduzione della dislocazione delle emissioni verso Paesi terzi. L’Europa infatti per soddisfare le esigenze produttive e consumistiche appoggia gran parte del reperimento dei prodotti comunitari in Paesi Terzi (come il Brasile).
Questo meccanismo innesca un’inevitabile catena di produzione di emissioni dislocate: dal trasporto dei prodotti, fino alla deforestazione e produzione stessa. La “tassa” aveva appunto lo scopo di applicare delle “sanzioni pecuniarie” a Stati e attività commerciali che importassero prodotti a grande impatto ambientale da Stati terzi. I Governi nazionali e i Parlamentari europei stanno prendendo tempo o tentando di indebolire la previsione normativa per ragioni strettamente legate al mercato.
Un altro esempio della debolezza delle scelte politiche europee in tema ambientale è la recente modifica della legge sulla deforestazione che rispetto agli obiettivi posti alla COP26 e alle successive conferenze lascia molte lacune e astrattezza degli interventi.
La nuova legge sulla deforestazione, discussa a Bruxelles il 28 giugno dall’Enviromental Council dell’Ue, ha provocato le critiche del mondo della scienza e dell’attivismo. Nel testo approvato sono significativi i passi indietro sulla tutela delle foreste: è stato indebolito il concetto di degrado forestale legato ai danni dei prodotti importati dall’estero. Il nuovo criterio di degrado comprende solo le foreste primarie (non toccate dall’uomo) trasformate in piantagioni, lasciando fuori dalla nozione di degrado tutti gli altri metodi di sfruttamento degli habitat forestali.
In secondo solo per le foreste è stata prevista una tutela, escludendo habitat come savane e torbiere.
L’ultimo punto che ha deluso cittadini e scienziati è stato l’ammorbidimento del sistema di controlli sulla provenienza e l’impatto ambientale dei prodotti importati da Paesi definiti a “basso rischio”, che non avranno imposizioni fiscali o controlli di idoneità tali da scoraggiarne la produzione e traffico a danno dell’ambiente.
Tutti siamo chiamati a fare di più, ancor di più le Istituzioni internazionali che hanno il compito e la responsabilità di costruire il futuro anteponendo la salute del Pianeta e l’equilibrio tra uomo e Natura alle necessità economiche.
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