Museo del Mare Pélagos. Storia, geologia e biodiversità dell’AMP “Capo Rizzuto”.
15 Novembre 2024
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Il Museo del Mare Pélagos è un luogo dedicato alla celebrazione della storia, delle caratteristiche geologiche e della ricca biodiversità che popola le acque dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”. La struttura è gestita da Ambiente Mare Italia – AMI in collaborazione con la Provincia di Crotone e l’AMP “Capo Rizzuto”.
Una struttura che oltre riqualificare l’aria precedentemente occupata da un depuratore, è diventata un luogo volto alla protezione ambientale dell’area marina, alla tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche e geomorfologiche della zona, al ripopolamento ittico, alla diffusione e alla divulgazione della conoscenza dell’ecologia e della biologia degli ambienti marini e costieri dell’area, alla realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica nei settori dell’ecologia, della biologia marina e della tutela ambientale.
Esplorazione del Museo del Mare.
l Museo del Mare è un luogo polifunzionale e interattivo ideato per promuovere un turismo sostenibile e divulgare la conoscenza delle specificità archeologiche, geologiche e biologiche del mare dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”.
Il Centro Espositivo Permanente, dotato di tecnologie all’avanguardia e pannelli informativi coinvolgenti, guida i visitatori attraverso la bellezza delle risorse marine e delle meraviglie della fauna e della flora del versante orientale della Calabria.
Pélagos non è il classico Museo del Mare, ma un luogo dove la Scienza incontra la Natura intesa nelle sue sfaccettature più ampie. Il visitatore vivrà al suo interno un’esperienza di conoscenza grazie a video didattici interattivi, esperienze di realtà virtuale realizzate in collaborazione con l’Università della Calabria – UniCal, realtà multimediali che lo porteranno a prendere coscienza delle bellezze dei luoghi immersi e costieri e degli impatti antropici sull’ambiente per un necessario cambiamento del rapporto uomo-mare.
Biodiversità.
Capo Rizzuto è un incantevole promontorio posizionato sul versante orientale della Calabria, in provincia di Crotone, tra le pendici della Sila e il Mar Ionio. La zona costiera è caratterizzata dall’alternarsi di promontori e golfi più o meno ampi, in cui trovano il loro ambiente ideale svariate specie animali e vegetali.
L’habitat marino possiede un enorme valore naturalistico per la qualità dell’acqua e la ricchezza di biodiversità e in quest’area si concentra il maggior numero di praterie di Posidonia oceanica presenti lungo le coste della regione Calabria.
Geoturismo.
Il Museo offre percorsi turistici culturali con un’attenzione speciale al “geoturismo”. Infatti, grazie a ricostruzioni 3D interattive, documentari, filmati, libri e opuscoli informativi è possibile esplorare antiche cave di calcarenite, praterie di posidonia, affascinanti spiagge e l’arcipelago pliniano, dove il mito si fonde con la realtà.
Questo territorio è ricco di colline di argilla chiamate calanchi, grandi accumuli che si sono depositati milioni di anni fa e che nel corso del tempo hanno subito l’erosione dell’acqua, che vi ha scavato dei solchi. Questi terrazzi marini del Pleistocene si sono depositati milioni di anni fa, quando il livello dell’acqua era decisamente più alto di oggi. Guardando il suolo si possono osservare fossili di gusci di conchiglie, pesci e molluschi.
In particolare, i Calanchi di Vrica, situati lungo la costa crotonese, a circa 4 km a sud di Crotone, rappresentano uno dei 9 Global Stratigraphic Section and Point (GSSP) presenti in Italia (4 sono ubicati nel Sud della Penisola). I GSSP, ovvero Sezioni e punti stratigrafici globali, sono quegli affioramenti rocciosi da cui è possibile raccogliere il maggior numero di informazioni – fisiche, chimiche e paleontologiche – in grado di definire il limite fisico di demarcazione tra due età geologiche che, una volta individuato, assume valenza internazionale.
Le caratteristiche di ciascun GSSP devono essere tali da permettere di identificare il limite tra le due età geologiche in qualunque parte del mondo. I Calanchi di Vrica identificano l’inizio del Calabriano, il periodo compreso tra 1,806 Milioni di anni e 781 mila anni fa, che fa parte del Pleistocene Inferiore.
Storia e Archeologia.
Le acque cristalline e il clima mediterraneo rendono il territorio meta turistica perfetta per buona parte dell’anno. Tuttavia, Capo Rizzuto non è solo una perla del Mediterraneo dal punto di vista ambientale e naturalistico, ma è anche una terra ricca di storia ed evidenze archeologiche.
Le coste basse e sabbiose del litorale ionico sono interrotte nei pressi di Crotone da frastagliamenti rocciosi di calcarenite fossilifera, che si intervallano alle caratteristiche dune di argilla azzurra. Queste falesie, che sono comprese tra Capo Alice e Capo Rizzuto, sono note dall’antichità come promontori Japigi, attorno ai quali sono fioriti numerosi miti legati per lo più ai mitici viaggi di ritorno degli eroi greci reduci dalla guerra di Troia, alle gesta di Heracle, al culto solare di Apollo e a quello di Hera.
Dieci chilometri più a sud della città di Crotone, sul promontorio di Capo Colonna, sorge il Parco Archeologico di Capo Colonna, realizzato dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Varcando l’ingresso della Via Sacra si entra nell’area del santuario di Hera Lacinia, ben protetto dall’ampia cortina muraria rinforzata a nord e a sud da due torri esterne. In stile dorico con pianta rettangolare di 6×19 colonne, risalente al V secolo a.C., oggi del maestoso tempio Hera Lacinia rimane una sola colonna superstite con stilobate, in stile dorico alta 8,5 metri con 20 scanalature piatte, ed il poderoso basamento composto su 10 livelli di blocchi squadrati. Nell’area esterna al santuario, ma sempre all’interno del Parco Archeologico, sono stati scavati diversi ambienti domestici che fanno pensare agli alloggi dei sacerdoti, un balneum termale di epoca romana e una villa romana entrambi del III secolo d.C.
I cospicui oggetti rinvenuti durante gli scavi nel Parco Archeologico sono divisi tra i diversi musei della città di Crotone. Gli ultimi rinvenimenti si trovano nel nuovo e adiacente Museo di Capo Colonna, mentre qualcosa di epoca precoloniale viene esposta nell’Antiquarium di Torre Nao, ubicato all’interno del Parco Archeologico. Nel più attrezzato Museo Archeologico Nazionale di Crotone sono sistemati i primi reperti di età arcaica e sopratutto il prezioso Tesoro di Hera.
La Fortezza Aragonese di Le Castella.
Collegata alla costa da un sottile lembo di terra, la Fortezza Aragonese di Le Castella è localizzata all’estremità orientale del Golfo di Squillace, nel contesto ambientale di rilevante pregio naturalistico dell’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”, in posizione strategica a controllo dell’intero golfo di Squillace.
Scavi archeologici hanno dimostrato la presenza di un piccolo insediamento in epoca protostorica e, soprattutto, hanno messo in luce i resti di imponenti murature in blocchi parallelepipedi disposti a scacchiera, risalenti alla seconda metà del IV secolo a.C., che dovevano appartenere ad un primo sistema di fortificazione a carattere militare probabilmente dipendente dalla vicina Kroton. Il nucleo originario dell’attuale fortezza risale però all’età angioina, cui va ricondotta la massiccia torre cilindrica che oggi domina il complesso fortilizio con la sua imponenza. Attorno a questa si è sviluppata successivamente l’intera architettura fortificata che, a partire dal XIV secolo, seguì le vicende del Regno di Napoli.
Ma è durante il dominio aragonese che la fortezza venne ad assumere le forme odierne in conseguenza di importanti lavori di ristrutturazione iniziati da Re Alfonso II di Napoli che si conclusero col 1487, per poi passare nelle mani di Andrea Carafa, Conte di Santa Severina, il quale tra 1510 e 1526 fece edificare, secondo gli usi costruttivi spagnoli, i possenti bastioni quadrangolari speronati al fine di aumentare la capacità difensiva del maniero. Tra XVI e XVIII secolo Le Castella fu oggetto di numerose incursioni ottomane che portarono progressivamente al parziale abbandono, divenendo essa stessa ricovero per gli abitanti della zona. All’interno della fortezza caratteristici sono i resti di una sorta di piccolo villaggio con botteghe e i ruderi di una chiesetta.
Torre Vecchia di Capo Rizzuto.
A picco sul mare dell’Area Marina Protetta, sul promontorio di Capo Rizzuto, sorge una delle tante torri di avvistamento del Marchesato di Crotone.
Intorno il 1500, con la ripresa delle incursioni turche, sia gli aragonesi che i viceré spagnoli ordinano la fortificazione della costa, poiché le precedenti difese risultarono insufficienti alle nuove armi da fuoco. Fu dunque prevista la costruzione di torri costiere che fossero visibili e potessero comunicare tra loro per poter segnalare l’arrivo di navi nemiche.
La Torre Vecchia è posizionata a pochi metri dal mare, si presenta con una pianta cilindrica con una massiccia cordonatura nella parte bassa, costruita con pietre di arenaria che oggi sono in vista, ma un tempo dovevano essere ricoperte da un intonaco chiaro ancora visibile in alcuni punti.
L’Aquarium.
L’Aquarium – CEAM (Centro Educazione Ambiente Marino) è ubicato in località Capo Rizzuto, nella Piazza del Santuario della Madonna Greca. La struttura è composta da 22 vasche dalla capienza totale di 20.000 lt circa e al suo interno è possibile ammirare la flora e la fauna dell’AMP.
E’ una piccola riserva nella quale sono stati ricreati, nel pieno rispetto degli organismi presenti, gli habitat marini: la Posidonia oceanica, la Echinaster Sepositus (meglio conosciuta come stella rossa), i saraghi fasciati, i ricci di mare, le occhiate, il polpo, le donzelle, la cernia, il paguro, le murene, le meduse. Nell’acquario esiste anche un laboratorio didattico dedicato ai bambini per diffondere la conoscenza della biologia e dell’ecologia del mare. La struttura è altresì dotata di una sala multimediale con uno schermo gigante per la visione di filmati inerenti il mare e una vasca tattile nella quale poter “toccare” con mano gli abitanti del mare.
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