Plastica: un’arma di distruzione di massa

Ambiente Mare Italia - AMI Informa

9 Febbraio 2022

No plastic

Un nuovo report internazionale fornisce l’analisi completa degli impatti che l’inquinamento da plastica sta causando sulle specie e sugli ecosistemi marini: una “malattia” globale che comporterà in molte aree rischi ecologici devastanti e in alcuni casi irreparabili.

I dati denunciano come, ad oggi, la massa di tutta la plastica presente sul Pianeta è il doppio della biomassa totale degli animali terrestri e marini messi insieme! Assurdo.

Entro la fine del secolo in un’area marina estesa complessivamente almeno due volte e mezzo le dimensioni della Groenlandia, le microplastiche potrebbero raggiungere una concentrazione oltre la soglia massima tollerabile di inquinamento (stabilita a 120mila oggetti per metro cubo). Questo limite è stato già superato in diversi macro-aree come il Mar Mediterraneo, la Cina orientale e il Mar glaciale artico.

Tutti gli esseri viventi ne soffrono: intrappolamento, ingestione, soffocamento e rilascio di sostanze chimiche tossiche, sono i danni più comunemente causati agli animali nel vedere i loro habitat invasi da plastica.

La plastica è entrata non solo nella catena alimentare marina e umana, ma sta distruggendo interi ecosistemi come le foreste di mangrovie e le barriere coralline. Queste ultime in alcune regioni sono ricoperte per quasi la metà della loro massa di materiale plastico che può soffocare e rompere le strutture dei coralli, venendo ingerito dai polipi dei coralli con conseguente alterazione delle funzioni vitali e distruzione di interi sistemi coralligeni.

La plastica presente in Natura ha un impatto fatale sulle specie marine: dai pezzi di plastica nello stomaco, alle trappole mortali intorno al collo, agli additivi chimici della plastica nel sangue; i frammenti di plastica provocano lesioni interne ed esterne determinando la morte degli animali marini.


IL MEDITERANEO

L’Europa (secondo maggiore produttore di plastica dopo la Cina), rilascia ogni anno 307-925 milioni di rifiuti nei mari, di cui l’82% è plastica, principalmente frammenti e articoli monouso. Ogni anno finiscono nel Mediterraneo 229mila tonnellate di plastiche, di cui più della metà è prodotta da solo 3 Paesi: il 32% dall’Egitto, il 15% dall’Italia e 10% alla Turchia.

Il Mar Mediterraneo raggiunge così un triste primato: la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato. A pagarne le spese sono gli organismi marini, infatti almeno 116 specie animali nel Mediterraneo ingeriscono plastica. L’incidenza di questi numeri sugli animali è infatti spaventosa; basti pensare che una balena filtra 700.000 litri di acqua ogni volta che apre bocca assumendo una quantità enorme di plastiche e microplastiche che hanno una elevate proprietà tossiche.

Tutti i dati suggeriscono che la contaminazione da plastica dell’oceano è irreversibile. Una volta dispersi nell’oceano, i rifiuti di plastica sono quasi impossibili da recuperare. Si frammentano costantemente e quindi la concentrazione di micro e nanoplastiche continuerà ad aumentare per decenni.